Gli esperti avvertono già da tempo che le famiglie italiane stanno perdendo le buone abitudini della dieta mediterranea. Ora la Coldiretti lancia l’allarme sul consumo di frutta, che è diminuito del 22% in dieci anni, passando da 450 a 350 kg all’anno per famiglia. Il dato – si legge nel comunicato stampa della Coldiretti – è estremamente allarmante. E come segno di protesta contro le speculazioni sui prezzi ha distribuito gratuitamente diecimila chili di ottime pesche italiane ai poveri.
E’ ben noto infatti che i contadini guadagnano pochi centesimi di euro da un chilo di pesche ora di stagione (o di qualunque altro tipo di frutta), ma queste vengono rivendute nei supermercati a vari euro al chilo. Con questo gesto gli agricoltori della Coldiretti hanno voluto far conoscere il valore di prodotti ai quali tantissime persone devono rinunciare per i proibitivi prezzi al dettaglio mentre è crisi profonda nei campi.
Secondo l’ultima indagine dell’Antitrust sul settore ortofrutticolo i prezzi mediamente triplicano (+ 200 per cento) dal campo alla tavola, ma possono anche quadruplicare (+ 294 per cento). La colpa è della cosiddetta “filiera lunga”, cioè la presenza di 3 o 4 intermediari tra il produttore e il distributore finale. L’ampia forbice dei prezzi tra produzione e consumo dimostra – conclude la Coldiretti – che c’è spazio da recuperare per garantire redditi soddisfacenti per le imprese agricole ed acquisti convenienti per i consumatori.
Il calo dei consumi è continuato anche nel 2011 con una diminuzione del 9 per cento nel primo trimestre, dopo che nel 2010 le famiglie italiane hanno acquistato 8,3 milioni di tonnellate di ortofrutta per una spesa complessiva di 13 miliardi, di cui circa 4,5 milioni di tonnellate gli acquisti di frutta e 3,8 milioni di tonnellate quelli degli ortaggi.
Il calo di quest’anno va anche attribuito al caso dell’E. Coli, il cosiddetto batterio killer, che ha limitato il consumo per la paura di incorrere in un’infezione.
In ogni caso, il fenomeno va inquadrato in una tendenza più generale che tende a mutare le abitudini a tavola delle famiglie, spesso di fronte all’assurdità di dover pagare per frutta e verdura prezzi simili a quelli della carne di maiale d’importazione o del pollo precotto.
Il risultato è l’aumento dell’obesità e delle malattie legate al colesterolo, tipiche un tempo delle regioni del Nord Europa ma sempre più presenti alle nostre latitudini.
La scomparsa del frutteto italiano – continua la Coldiretti – ha effetti economici, ambientali, paesaggistici ed anche per la salute perché rischia di privare i consumatori della freschezza di prodotti indispensabili per la salute raccolti vicino a casa
25 Luglio 2011
Coldiretti denuncia: crolla consumo di frutta del 22% in 10 anni