Milk in progress: il latte italiano, la filiera lattiero-casearia nostrana, le professionalità nazionali al servizio dell'alimento più conosciuto e presente sulle tavole dei consumatori.
“Milk in progress”, il tavolo di confronto promosso da tutti i protagonisti della filiera lattiero-casearia (allevatori, industria della trasformazione, veterinari, distribuzione e consumatori) ha fatto ieri il punto sullo stato di uno dei più importanti settori dell’agroalimentare italiano.
Nel 2009 il settore ha prodotto in allevamento 5,4 miliardi di euro, nella fase di trasformazione 14,380 miliardi mentre il ricavo dai consumi è stato di 21 miliardi di euro.
Secondo Nino Andena, presidente dell'Associazione italiana allevatori (Aia) – intervenuto ai lavori del convegno - nonostante questo primato il 40% del latte utilizzato per preparare mozzarella e formaggi proviene dagli altri paesi dell'Unione europea.. Per non parlare poi del latte in polvere, impiegato nella trasformazione di una grande quantità di alimenti, che arriva da paesi extraeuropei, Australia, Usa, Nuova Zelanda e Cina.
Dopo lo scandalo, due anni fa, del latte cinese per bambini alla melamina (sostanza tossica usata per le colle), è stato disposto dal ministero della Salute il controllo di tutti gli alimenti provenienti dalla Cina che contengano più del 15% di latte in polvere. Il monitoraggio è affidato ai Carabinieri dei Nas e, fortunatamente, il bilancio dei controlli ufficiali mostra un quadro rassicurante. La presenza di prodotti contenenti melamina sul territorio italiano risulta, infatti, estremamente contenuta e limitata all’importazione illegale di prodotti alimentari provenienti dalla Cina e destinati a negozi etnici.
Dal convegno "Milk in progress" è emerso un dato che indica un cambiamento radicale nelle abitudini alimentari degli italiani: beviamo sempre meno latte fresco e siamo caduti agli ultimi posti nella classifica europea che vede inglesi, tedeschi, francesi e austriaci primeggiare con un consumo quasi doppio. Da qualche anno si preferiscono yogurt e probiotici (il 40% del mercato), formaggi freschi e molli, facili da utilizzare. Ai minimi storici l’acquisto del burro, reggono a fatica i DOP (come parmigiano, grana, mozzarella di bufala, gorgonzola). Il consumo procapite di latte alimentare si attesta mediamente attorno a 61 litri l’anno, il consumo dei formaggi è di circa 23 kg all’anno e quello di burro solo 3 kg, con una tendenza alla flessione già registrata negli ultimi anni. Secondo dati di Assolatte, il 60% del latte acquistato è a lunga conservazione, mentre solo il 40% è fresco e a media conservazione. Il mercato risente dunque del diverso stile di vita degli italiani che fanno sempre meno colazione a casa, scelgono di riempire la dispensa con latte che si conserva più a lungo, mentre i bambini preferiscono succhi di frutta e merendine, mentre la popolazione immigrata conserva le abitudini alimentari del paese d'origine.
Le abitudini cambiano e i prezzi lievitano. Un litro di latte fresco pastorizzato Alta Qualità in bottiglia di plastica da un litro costa in media 1,50/1,60 euro, mentre un cartone di latte a lunga conservazione UHT varia da 50 centesimi a 1 euro in meno
"L'etichetta del latte è troppo complessa per un consumatore che non sia esperto in materia di nutrizione, magari frettoloso, che non disdegna il risparmio e che nello scaffale del supermercato si trova a dover scegliere tra cinque-sette o più tipologie di uno stesso prodotto”. “L’etichetta ideale” é quella che mette il consumatore nella condizione di scegliere consapevolmente ma l’offerta eccessivamente variegata disorienta, i prezzi sono sempre più alti e tanto diversi
15 Ottobre 2010
A CASTELVOLTURNO IN VIDEOCONFERENZA MILK IN PROGRESS