La dieta Mediterranea è patrimonio Unesco. Dopo la bocciatura nel 2008 – sotto l’egida di De Castro - il Comitato Intergovernativo della Convenzione sul Patrimonio immateriale dell’Unesco ha accolto la candidatura della Dieta Mediterranea il cui dossier è stato interamente riscritto. E ha approvato all’unanimità a Nairobi, in Kenya, la sua iscrizione nella Lista del Patrimonio culturale Immateriale dell’Umanità. Un risultato che chiude giorni di trattative e di polemiche. Fino a poche ore prima del “sì” di Nairobi, se la Coldiretti festeggiava con gli spaghetti al pomodoro, vino, olio d’oliva, frutta e verdura al Campidoglio di Roma, il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Giancarlo Galan - che si è detto pieno di orgoglio per “questo prestigioso successo che rappresenta un traguardo storico per la nostra tradizione alimentare e per la cultura dell’intero Paese” - mandava ripetuti comunicati stampa esortando a evitare di festeggiare prima del previsto: “Festeggiare un qualunque successo prima che questo sia realmente avvenuto è non solo cosa insensata, ma addirittura maleaugurante. Purtroppo è quanto sta avvenendo a proposito di una dichiarazione da tutti noi attesa da parte dell’Unesco a sostegno della grande qualità della cosiddetta Dieta Mediterranea”. E non solo: se la Coldiretti stimava in una nota che “i prodotti della dieta mediterranea Made in Italy valgono 200 miliardi che gli italiani e gli stranieri hanno speso per acquistare pasta, olio, vino conserve di pomodoro e frutta e verdura italiana in un anno nel mondo”, il ministro comunicava – poche ore prima della decisione - che “sarebbe opportuno che i tanti che in queste ore si prendono meriti ingiustificati, siano rispettosi del lavoro che i nostri funzionari a Nairobi, guidati dal professore Pier Luigi Petrillo, stanno facendo”. In silenzio stampa, fino alla fine della trattativa in Kenya, le altre organizzazioni agricole.
L’idea di inserire la Dieta mediterranea nel patrimonio Unesco come bene mondiale, si è concretizzata a partire da un progetto della Spagna, fatto proprio da altri tre paesi, Italia, Grecia e Marocco, ma aperta agli altri paesi mediterranei. La denominazione “Dieta Mediterranea” , si legge sul sito dell’Unesco, “indica un elemento del patrimonio culturale immateriale relativo alla cultura del mangiare in ambito mediterraneo. Il termine ‘Dieta’ si riferisce all’etimo greco ‘stile di vita’. è l’insieme delle pratiche, delle rappresentazioni, delle espressioni, delle conoscenze, delle abilità, dei saperi e degli spazi culturali con i quali le popolazioni del Mediterraneo hanno creato e ricreato nel corso dei secoli una continua interazione tra l’ambiente culturale, la organizzazione sociale, l’universo mitico e religioso intorno al mangiare”. Nella Lista dell’Unesco insomma, non mancano elementi che coinvolgono più Stati, come Francia e Belgio, “ma la candidatura apre sicuramente nuovi scenari per l’ampiezza del territorio di riferimento, la complessità e la varietà dei sottoelementi che la rappresentano, per il numero di Nazioni, di culture e di attori interessati”. In ottemperanza quindi a quanto previsto dall’art. 12 della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – in seno al quale opera la “Commissione di coordinamento per l’implementazione delle politiche di salvaguardia e promozione del Patrimonio culturale immateriale e delle Diversità culturali” – ha istituito un Inventario dedicato alla “Dieta Mediterranea” (Decreto n. 19), “allo scopo – riporta ancora il sito Unesco - di documentare e catalogare il bene sul territorio nazionale”. Su questa base sarà realizzata una banca dati nazionale, che affiancherà ed integrerà le diverse banche dati locali “al fine di conoscere, valorizzare, comunicare e salvaguardare l’elemento, considerato patrimonio demoetnoantropologico immateriale di interesse delle singole comunità locali e della Nazione tutta”. L’iscrizione della Dieta Mediterranea nel Patrimonio Unesco rappresenta il terzo elemento italiano insieme all’Opera dei pupi siciliani e al Canto a tenore sardo.
29 Novembre 2010
Dieta Mediterranea, Galan e Coldiretti “divisi” da spaghettata a Roma