Nove Stati dell’Unione Europea, nonostante gli appelli della Commissione e dell’Europarlamento, hanno deciso di mantenere restrizioni all’accesso dei cittadini romeni e bulgari ai loro mercati del lavoro. I loro governi temono che i neocomunitari abbiano un impatto negativo sul mercato del lavoro.
È la scelta fatta da Belgio, Germania, Irlanda, Francia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Austria e Gran Bretagna, secondo una nota diffusa dalla Commissione Europea. Italia e Repubblica Ceca (che negli anni scorsi hanno imposto restrizioni), hanno invece comunicato a Bruxelles che dal primo gennaio di quest’anno applicheranno "integralmente la legislazione europea sulla libera circolazione dei lavoratori".
Fino al 31 dicembre 2011, in Italia funzionava un doppio binario. Erano infatti liberalizzate le assunzioni nei settori a più alta richiesta di manodopera immigrata (agricolo e turistico alberghiero, lavoro domestico e di assistenza alla persona, edilizio, metalmeccanico, dirigenziale e altamente qualificato, lavoro stagionale), per gli altri serviva un nulla osta (praticamente scontato) degli Sportelli Unici per l’Immigrazione. Caduta anche questa distinzione, dal primo gennaio scorso romeni e bulgari possono quindi essere assunti in Italia, in tutti i settori, come gli altri lavoratori italiani e comunitari.
Una relazione pubblicata lo scorso novembre dalla Commissione Europea sottolinea che l’impatto dei lavoratori neocomunitari sulle economie dei paesi ospitanti è stato complessivamente positivo. Ha infatti integrato il mix di abilità richiesto sul mercato del lavoro e colmato i posti di lavoro vacanti, senza abbassare i salari o aumentare la disoccupazione.
10 Gennaio 2012
Lavoratori romeni e bulgari. Nove Paesi Ue mantengono le restrizioni . Il governo italiano, invece, ha ufficializzato la libera circolazione