La presenza di iodio 131 ha determinato nel latte un livello di radioattività pari a 1500 Bq/kg. I campioni sono stati raccolti a Kawamata, circa 50 km a NO della centrale .
Il WSJ scrive che questo livello è 5 volte superiore al limite massimo di legge di 300 Bq/kg. Forse avrebbero fatto un servizio migliore all'informaizone se avessero anche scritto che il latte ha normalmente livelli di radioattività bassissimi, da 0,1 a 1 Bq/kg. Si tratta quindi di valori oltre mille volte superiori a quelli normali!
Tuttavia, il portavoce del governo giapponese Yukio Edano ha voluto sottolineare che non c'è alcun rischio immediato per la salute e che sono peraltro nulle anche le importazioni di derivati del latte come formaggi e latticini e degli altri vegetali a foglia larga particolarmente sensibili alla radioattività.
Nessun rischio per gli italiani - come sottolinea la Coldiretti - mentre si aggrava la situazione in Giappone che è già costretto ad importare oltre il 60 per cento del proprio fabbisogno di generi alimentari e che ha esportato in Italia prodotti agroalimentari per appena 13 milioni di euro (soprattutto fiori e piante).
La radioattività presente nel latte conferma l'allarme per la contaminazione della catena alimentare a partire dall'alimentazione degli animali. Una catastrofe che coinvolge direttamente i 3 milioni di agricoltori del Giappone
21 Marzo 2011
Nucleare: latte e spinaci radioattivi anche in Italia?