Coldiretti Caserta è presente al sit-in di oggi 20 Luglio p.v. presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per rimarcare la totale assenza di tutela per le produzioni di frumento Made in Italy. Questa annata agraria si sta rivelando la peggiore di tutte, con i prezzi scesi ai minimi storici da 30 anni (14€ per il tenero e 19 € per il duro) ben al di sotto dei costi di produzione. In provincia di Caserta abbiamo ben 2.369 ettari investiti a grano tenero e 2.561 a grano duro, per una produzione rispettivamente di 86.722 e 84.372 quintali mentre a livello nazionale abbiamo 553.642 ettari a grano tenero e 1.328.874 a grano duro con una produzione complessiva che si attesta rispettivamente a 30.063.480 q.li per il frumento tenero e 44.811.157 q.li per il duro (dati 2015) . Numeri importanti che trovano però soddisfazione solo alla fine della filiera. Infatti, se da un lato il prezzo pagato in campo è ritornato a oltre 30 anni fa, viceversa il prezzo del pane al consumo è incrementato di circa il 1450% da quell’epoca! Tutto ciò in totale assenza di controlli che garantiscano la salubrità dei prodotti nei porti: le importazioni si attestano a circa 23 milioni di q.li per il grano duro e ben 48 milioni di q.li per il tenero, provenendo da paesi come l’Ucraina (qudruplicato l’import) e la Turchia (raddoppiato l’import) che non hanno tutti i nostri obblighi fiscali e soprattutto sanitari. D’altra parte, la filiera della Pasta italiana è la terza voce del nostro export commerciale (circa 2,4 miliardi di € l’anno) mentre le esportazioni dei prodotti da forno si attestano a circa 1,7 miliardi di € l’anno. Un business che arricchisce solo le grosse multinazionali del settore, uniformemente distribuite tra “vecchio” e “nuovo” mondo che tra l’altro, sfruttando la caratteristiche di conservazione del frumento (anche due o tre anni) speculano sulle spalle degli agricoltori veri accumulando o vendendo ingenti quantità di grano a seconda della quotazione, proprio come se fossimo in borsa! Ecco perché nell’ultimo periodo il prezzo è crollato quasi di 1/3 mentre i prodotti finiti continuano il loro trend crescente di prezzo al consumatore.
Un triplo furto di immagine (per tutti coloro che comprando pasta italiana all’estero pensano di mangiare grano italiano), di qualità (le caratteristiche organolettiche dei nostri grani sono molto al di sopra di quelli importati) senza voler pensare troppo ai lunghi viaggi (e alle modalità di conservazione) che il dorato cereale deve fare da terre lontane per arrivare nei nostri porti, e di prezzo ai danni di aziende agricole costrette a chiudere essendo sottopagate e soprattutto di consumatori ignari di pagare un prodotto per caratteristiche che non ha!.
A tutto questo si rimedia con una semplice parola: tracciabilità! Mettiamo i consumatori in grado di leggere in etichetta la provenienza della materia agricola primaria per ogni prodotto agroalimentare italiano e lasciamo che sia il consumatore consapevole a scegliere un prodotto piuttosto che l’altro, sulla base delle informazioni acquisite.
20 Luglio 2016
SIT-IN GRANO